lunedì 21 aprile 2008

I VOLTI DEL SAHARA











Deserto del SAHARA


Il Deserto è una dimensione; oserei dire imperscrutabile. E' un'idea della libertà assoluta nel senso pieno del termine. Chi conosce le gente sahariana sa con chiarezza quanto siano altezzosi nel considerarci, chi vive al di fuori, ignoranti per ciò che riguarda quell'ambiente, il "loro" luogo che è un'identità. Un'ambitante del deserto ha, sin dalla nascita, un rapporto con lo spazio sempliciemente unico, e così con il silenzio e pure con le cose, il cibo o il caldo, o i rapporti umani. I loro simili possono essere solo i popoli dell'artico anche se quest'ultimi hanno oramai cambiato profondamente il loro stile di vita.
Per un occidentale il deserto è oramai un luogo di fuga dove quegli spazi aridi e di sabbia che sembrano non finire mai ci riportano a delle emozioni quasi primordiali che il mostro mondo di tutti i giorni decisamente non conosce. Ci intromettiamo in un'area geografica che è il sale della libertà che il nostro mondo ci preclude, anche perchè essere liberi costa un prezzo a cui noi non siamo sinceramente abituati. Mi è stato "rimproverato" da Ahmad: "Voi avete bisogno delle medicine mentre noi per guarire abbiamo bisogno del silenzio del deserto; questa è la differenza." In questa osservazione si spiega tutto. TUTTO!

Ho tentato con la mia sensibilità di "attraversare" da est a ovest, dalle suggestive piramidi egiziane sino a giungere dall'altro capo del Sahara in Marocco e Mauritania, quegli oceani di dune senza fine e quell'universo di profonda solitudine che sembra prenderti per poi ricordarti ogni momento che in parte gli appartieni.
Sto trasformando questo "viaggio interiore" in un volume con immagini varie per i tanti Paesi attraversati, anche perchè basta trovarsi dentro quel contenitore di sabbia e sassi per assistere a spettacoli inimmaginabili.

SEGUE TESTO







La nostra traversata immaginaria parte dall'Egitto ai piedi delle piramidi e come una carovana di cammelli si tuffa tra le dune del deserto libico per continuare la sua tentacolare intrusione tra le sabbie del Grand Erg Orientale al sud della Tunisia e poi in Algeria, sino alle città assolate di Djanet e Djado (Niger). Dopo le saline di Bilma e Fachi ci si inoltra verso Agadez lungo "la via del sale", con le carovane e i loro cammelli carichi di "pani" di preziosa salgemma . Poi si prende la pista a nord verso Tamanrasset e ancora su sino al Grand Erg Occidentale con la magnifica oasi di Timimoun che ne cinge il bordo ad ovest. Oltre vi sono solo sabbie infuocate e qualche piccola oasi incassata tra le dune e continuamente minacciata nella sua soppravvivenza. Che magnifici scenari, come nei "mari" del Tadrart, con onde giganti di sabbia immacolata e mossa solo dai venti solitari. La costa della Mauritania a sud e del Marocco più a nord sono raggiungibili con un volo immaginario e di immagini verso l'oceano che sembra voler compensare, con la sua immensità d'acqua, tutta quella che prima era mancata.

Le fotografie sono il volto del deserto; o meglio, solo uno sguardo.